Convivere con l’anemia da #malattia renale cronica non è facile. Nei momenti di scoraggiamento, potresti avere la tentazione di focalizzarti su ciò che non va nel presente con il rischio di mettere da parte il domani. Non lasciare che l’affanno provocato dall’anemia tolga il respiro alle tue #aspirazioni: stanchezza e fiato corto indicano solo che certe volte dovrai rallentare il passo e goderti il paesaggio che ti circonda. E camminare lentamente ti permette di pensare meglio al tuo #futuro.
Qual è l’aspirazione che guida la tua vita? Raccontacelo: per ogni aspirazione inviata, sarà piantato un #albero nella #foresta delle aspirazioni.
“Unire la #natura alle aspirazioni e quindi ai desideri e ai sogni è una bellissima cosa. Una campagna di sensibilizzazione che aiuti anche a ridurre i tempi della diagnosi è davvero importante. Come lo è trovare la via per alzarsi e, considerate anche le difficoltà, comunque fare del proprio meglio per portare avanti il proprio personale percorso di crescita ed evoluzione della propria identità, sforzandosi di accettare e allo stesso tempo superare i propri limiti, per un sogno più grande. La natura ci viene sempre in aiuto. Vivere la natura, sentirsi parte della natura è fondamentale. Anche solo come metafora, madre natura ci può dare la forza che magari neanche immaginiamo di avere e la spinta all’azione.”
Queste le parole di Tamara e il motivo per cui lei e noi di #sportsandbeyond siamo stati felici di partecipare a questa campagna. È questo il #beyond di Sports&Beyond!
Una campagna di sensibilizzazione che aiuti anche a ridurre i tempi della diagnosi è davvero importante. Come lo è trovare la via per alzarsi e, considerate anche le difficoltà, comunque fare del proprio meglio per portare avanti il proprio personale percorso di crescita ed evoluzione della propria identità, sforzandosi di accettare e allo stesso tempo superare i propri limiti, per un sogno più grande.
In occasione dell’evento organizzato da The North Face Italy a Cortina si terrà uno speciale appuntamento serale durante il quale Simone Moro racconterà la sua ultima spedizione invernale sul Manaslu (8,163m) e parlerà di come sia cambiato nel corso degli anni il suo modo di vivere e di vedere l’alpinismo.
Ciò che per Simone è stato rinuncia e quindi fallimento nel raggiungimento dell’obiettivo, per Alex Txikon, Chhepal Sherpa, Tenjen Lama Sherpa, Pasang Nurbu Sherpa, Mingtemba Sherpa, Pemba Tasi Sherpa e Gyalu Sherpa è stato successo pieno con una vetta conquistata dopo 39 anni dalla prima salita.
Un quinto tentativo di successo ma con l’amaro in bocca. Almeno per noi.
Alla fine del 2022, Simone Moro è partito dall’Italia per tentare la prima salita invernale del Manaslu (8163 m) insieme ad Alex Txikon e un team di alpinisti nepalesi. Per Simone il quinto tentativo in invernale su questa montagna.
Questa salita invernale della montagna sarebbe stata la quinta salita invernale di Simone su una vetta di 8000 metri.
Ricordiamo le altre quattro: Shisha Pangma (8027 m), Makalu (8463 m) e Gasherbrum II (8035 m), Nanga Parbat (8126 m).
La prima salita invernale del Manaslu è stata effettuata il 12 gennaio 1984 dai polacchi Maciej Berbeka e Ryszard Gajewski, così come la concatenazione della salita in successione delle due cime del massiccio del Manaslu: il Pinnacolo Est di 7992 metri e la cima principale di 8163 metri. Quest’ultima salita è stata effettuata anche da due grandissimi alpinisti polacchi, Jerzy Kukuczka e Artur Hajzer, il 10 novembre 1986.
Il penultimo tentativo di Simone di salire il Manaslu in inverno risale all’anno scorso, 2021, con Alex Txicon, con il quale Simone ha raggiunto la vetta del Nanga Parbat insieme ad Alì Sadpara, che ha perso la vita durante la spedizione invernale sul K2 nel 2020.
I primi quattro tentativi del 2015, 2018, 2020 e 2021 sono falliti a causa della quantità di neve caduta in pochi giorni che ha reso impossibile la salita.
Questa è stata la sua 72ª spedizione, di cui 22 nella stagione fredda. Prima di partire, in un’intervista al Corriere della Sera, aveva dichiarato:
“Con lucidità devo riconoscere che nei precedenti quattro tentativi, tre mesi per ciascuno, quindi un anno della mia vita, sono riuscito ad arrivare solo a 6.200 metri, un percorso che di solito completo in tre ore”. Il Manaslu è considerato uno dei più facili nella stagione propizia, il che spiega bene quanto sia sconvolgente se si va in inverno”.
In questa quinta volta invece le condizioni meteorologiche erano propizie ma non è bastato:
Simone ha dovuto rinunciare a causa di un malessere fisico (dissenteria) che gli ha tolto le forze e l’ha costretto a prendere la decisione di rinunciare alla salita e a invitare il resto del team a continuare senza di lui.
Ciò che per Simone è stato rinuncia e quindi fallimento nel raggiungimento dell’obiettivo, per Alex Txikon, Chhepal Sherpa, Tenjen Lama Sherpa, Pasang Nurbu Sherpa, Mingtemba Sherpa, Pemba Tasi Sherpa e Gyalu Sherpa è stato successo pieno con una vetta conquistata dopo 39 anni dalla prima salita.
Noi di Sports&Beyond facciamo i complimenti a tutti, per il successo al team che è arrivato in vetta e a Simone per la lucidità di prendere una decisione tanto difficile.
Simone Moro in partenza per il suo quinto tentativo di salita invernale sull’ottava montagna più alta del mondo: il Manaslu.
E anche questo Natale lo passeremo con un’invernale a tavola (smartphone sempre sotto controllo!) insieme ad amici e parenti.
Eh sì! Simone Moro, dopo il quarto tentativo nella scorsa stagione invernale 2021/22, ritorna in Nepal per la quinta volta d’inverno per la salita del Manaslu (8163 m.), la montagna nepalese, ottava più alta del mondo.
«Sarà una spedizione all’insegna del 5. Ho 55 anni, per la quinta volta tento il Manaslu, se ci riesco sarà il mio quinto Ottomila invernale, esattamente 25 anni dopo la tragedia sull’Annapurna.», ha detto in un’intervista al Corriere della Sera ,
«Con lucidità devo riconoscere che nei quattro tentativi precedenti, tre mesi per ognuno, quindi un anno della mia vita, sono riuscito ad arrivare solo a 6.200 metri, un tragitto che in genere compio in tre ore. Il Manaslu è considerato uno dei più facili in stagione propizia, questo spiega bene quanto cambino i giochi se si va d’inverno».
Non considerare chiusi i giochi dopo quattro tentativi che hanno portato a un risultato davvero poco accettabile e ritentarci una quinta volta è un’impresa di per se straordinaria, non credete?
Dopo quante volte ci siamo arresi verso una nostra vetta ambita? Due? Tre? Diciamo la verità.
Ma questo è Simone, lo sappiamo bene!
Resistenza è sicuramente una delle doti che lo ha contraddistinto in tutta la sua carriera alpinistica e che l’ha portato ad essere l’unico alpinista al mondo ad aver compiuto quattro prime salite in completa stagione invernale su un ottomila:
Makalu (8463 m), Shisha Pangma (8,027 m), Gasherbrum II (8,035 m) and Nanga Parbat (8126 m).
Per volere arrivare in vetta a una quinta montagna – e così fortemente – non basta l’ambizione, ci vuole amore! Che ne dite voi?
Il Team Invisibile ha partecipato anche quest’anno – il 6° consecutivo – al Southern Warriors, l’evento di Crossfit di Monopoli, uno degli eventi italiani più belli di questa disciplina.
Al fianco di un atleta che nelle scorse edizioni ha collezionato due primi posti e un argento per la sua categoria e questa volta invece ha ceduto il passo ad atleti più giovani e ça va sans dire più performanti (leggi le sue conclusioni su Instagram @mirkopriolatrainer).
Due (solo per dire) riflessioni sparse post evento che valgono per tutti gli eventi sportivi.
Chi pratica Crossfit con regolarità, anche solo come alternativa ad altre attività fisiche per il benessere e il fitness, dovrebbe partecipare a una gara di questa portata, come atleta o come pubblico, per beneficiare della motivazione e della spinta ad alzare l’asticella nella sua quotidianità e investire sul proprio senso di autoefficacia. Dunque
-> facciamoci ispirare!
Gli eventi sportivi in presenza (quanto odio dover specificare!) continuano ad essere un momento importante di ispirazione per il pubblico (vedi sopra), di confronto per gli atleti e di aggregazione* per la community: la competizione porta a una sana rivalità e anche grazie alla rivalità possono nascere delle belle amicizie. Se non diamo valore alle relazioni, a cosa sennò?! Lontani dall’essere sciocchi e sottovalutare il pericolo covid, cerchiamo comunque di trovare delle soluzioni valide per non mettere di nuovo a repentaglio momenti e contesti così importanti. Dunque
-> preserviamo gli eventi sportivi!
La logistica di un evento sportivo di questo genere è un grandissimo mal di testa (lo so per diretta esperienza!) e di solito le gratificazioni non sono sufficienti a controbilanciare le rotture e i malcontenti (incredibile ma è matematico!) di chi partecipa o di chi guarda. Direi che vale la pena fare un applauso a chi si impegna e ha il coraggio di investirci risorse in tempo, denaro e anima. Dunque
-> evviva gli organizzatori!
Un evento sportivo che vuole puntare in alto non pensa solo agli atleti ma pensa anche al suo pubblico e il primo pubblico è la family&friends che sta attorno all’atleta. L’invito chiaramente aperto e diretto alla family&friends con relativo trattamento “deluxe” garantiscono il ritorno a vita dell’atleta all’evento. Oltre alle famiglie e ai cheerleader naturali degli atleti, esiste un pubblico potenziale che va attratto, per questo è importante trovare la via per non alzare transenne e invece aprire porte: il potenziale è fuori, non dentro il campo di gara. Dunque
Souther Warriors 2022, Giuseppe Dicarlo e Mirko Priola
-> organizzatori, pensiamoci!
Le regole e gli arbitri, in questo caso i judges sono fondamentali per una competizione. La loro preparazione e professionalità possono fare la differenza. Non ci sarà competizione che farà tornare a casa tutti contenti, ma anche chi non è felice del risultato deve avere la garanzia (e ammettere di averla avuta) che tutto è stato fatto secondo regole e corretto giudizio. In questo caso parliamo di giudici che si sono fatti tre giorni in un campo gara aperto a +40° e non hanno mostrato segni di cedimento. Dunque
-> chapeau ai judges!
Dopo l’ennesima esperienza nel dietro le quinte di un atleta, confermo che il team invisibile di un atleta deve:
essere un fenomeno con la logistica;
imparare il programmadella gara (in questo caso) meglio dell’Atleta (fidatevi serve!!!);
adattarsi a ogni situazione – es. sveglia delle 4, 2 giorni interi a + 40° senza bere per non andare in bagno -;
esserci sempre – dietro, a fianco, davanti l’Atleta – senza mai farlo percepire e essere pronti a comparire all’istante su richiesta;
tenere alto il morale;
sapere usare bene carota e bastone (il che a volte significa camuffare il bastone da carota e la carota da bastone);
saper respirare il contesto ed essere in grado di analizzarlo, rielaborarlo e farlo proprio.
Dunque
-> Team di invisibili, attrezziamoci e confrontiamoci!
Ho assistito a una sceneggiata – anzi più di una – di un Atleta che evidentemente era convinto di vincere e, dal primo WOD (prima gara), di aver subito ingiustizie (tutte verificate e dissolte), che ha poi concluso con un degno finale
“No, non faccio la foto con voi! Per questo WOD non servivano le skill ma solo fortuna!”
Ecco è stato un vero dispiacere sentire queste parole. Spero fosse solo un momento di sfogo dopo tre giornate di gara intensa e faticosa e l’adrenalina vorticosamente in circolo. Spero oggi a mente fredda sia d’accordo con me che accidenti se la fortuna è parte del gioco e non solo nello sport ma nella vita! Una reazione così, a un gap morale che evidentemente aveva bisogno di essere colmato, non ha comunque giustificazione. Gli avversari in campo sono compagni fuori dal campo – questo il Crossfit lo dimostra bene – e se la famiglia e/o le esperienze di vita non hanno insegnato l’umiltà, lo sport lo fa di sicuro. Vero è che uno può anche continuare a non imparare. Io spero sempre di sì! Vero è che il mio primo pensiero a quelle parole è stato: “Madonnasantaincoronata per fortuna non sei un mio atleta.” Ecco, menomale no!
Southern Warriors 2022 Finale
Lo sport è valori base massimizzati, sennò (forse) è solo fitness. Sforziamoci di arrivare alla linea di partenza pronti a onorarli!
Nel nostro primo incontro dello scorso anno con Fiorani & C., avevamo fissato un obiettivo ben preciso:
creare una comunicazione distintiva per il brand nel mondo dello sport attraverso una campagna social con sportivi testimonial dei nuovi prodotti di Fiorani “prêt-à-porter”, freschi, bilanciati e pronti all’uso anche per chi, come i nostri atleti, facilmente può trovarsi a consumare il pasto in situazioni tutt’altro che comode.
Essendo un esperimento del tutto nuovo per l’azienda, era il caso di pensare a un primo passo nel mondo dello sport che permettesse di creare un modello virtuoso replicabile.
È così che abbiamo deciso di partire con un atleta e abbiamo fatto la scelta di Tamara Lunger che di lì a poco sarebbe partita con il suo camper per il Tamara Tour Spain per scalare le montagne più alte della Spagna. Quale occasione migliore?
Strategia e piano di comunicazione di Sports&Beyond in condivisione e coordinamento con l’azienda, la disponibilità di Tamara e l’autenticità dei contenuti sopra a tutto hanno portato, a meno di un anno di collaborazione, a poter annunciare un eccezionale risultato!
L’azienda ha raggiunto nuove vette con la nostra atleta, ottenendo un riconoscimento importante: durante la 14esima edizione dei Tespi Awards in occasione di CIBUS International Food Exhibition 2022 (FiereParma) Fiorani & C. è stata premiata per:
Miglior campagna new media “Campagna social con la testimonial Tamara Lunger”.
Ringraziamo l’azienda per la fiducia e ci congratuliamo per il premio!
Credits campagna Fiorani 2021-2022
Account: Agnese Frigerio Art direction: Andrea Babato Athlete management: Marianna Zanatta
Simone Moro e Alex Txicon, insieme a tutto il loro team, annunciano la conclusione anticipata della spedizione al Manaslu.
Questo era il quarto tentativo di salita della montagna nepalese in inverno per l’alpinista Bergamasco.
Simone Moro e Alex Txicon, insieme a tutto il loro team, annunciano la conclusione anticipata della loro spedizione invernale 2021/2022 che prevedeva la salita del Manaslu (8163 m.), l’ottava montagna più alta del mondo, e del Manaslu Pinnacle (7992 m).
“Oggi utilizziamo questo giorno di sole per impacchettare tutto perché già da stasera inizia a nevicare e continuerà poi domani e dopodomani” dichiara Simone Moro. “Il problema è che non si riesce veramente ad andare oltre Campo 1. Fino a Campo 1 si può tranquillamente perché è riparato, ma dopo, quando comincia la scalata vera e propria, il pericolo di valanghe è alto e il vento un vero problema. Se il meteo rimanesse stabile potremmo anche tentare, ma continua a nevicare. Oggi tutti insieme, con gli sherpa, i compagni con cui abbiamo condiviso questa esperienza, abbiamo guardato in faccia la realtà e abbiamo deciso di chiudere qui. Neanche questo mio quarto tentativo è bastato, e oggi posso dire di aver passato un anno esatto della mia vita qui sul Manaslu”.
Questo è stato il quarto tentativo per Moro e, come per gli altri, anche questa volta la spedizione invernale al Manaslu di gennaio e febbraio è stato un tentativo di rivisitazione moderna di due grandissime scalate del passato.
Simone Moro ha al suo attivo 23 spedizioni invernali su diverse montagne e regioni del pianeta, rilanciando così l’attenzione e l’esplorazione invernale sugli 8000, dopo la fantastica stagione delle prime scalate effettuate dai polacchi negli anni ’80. Solo lui fin qui ha raggiunto 4 cime di 8000 metri in completa stagione invernale: Shisha Pangma 8027 mt nel 2005, Makalu 8463 mt nel 2009 e Gasherbrum 2 nel 2011, Nanga Parbat nel 2016.
“Ho dedicato oltre un anno di vita al Manaslu, esercitato l’arte dell’attesa e della pazienza, investito risorse a cinque zeri, ma nonostante tutto questo, il Manaslu di 8163 metri, la montagna considerata più facile tra i giganti della terra, mi ha respinto anche questa quarta volta. Dovrei parlare al plurale visto che in quattro tentativi ho avuto compagni diversi, ma ho imparato sin da piccolo a condividere solo i successi e a non farlo mai nei fallimenti”
Nella spedizione, Simone Moro è stato accompagnato dai suoi sponsor:
The North Face, La Sportiva, Camp-Cassin, Garmin, Gruppo Autotorino Spa, DF-Sport Specialist, Acerbis Sport, Somain Italia, Intermatica, Altitude Helicopters, La Manta Foods e Fra.Mar.
Simone Moro è pronto per la partenza al Manaslu, l’ottava montagna più alta del mondo.
Dopo il terzo tentativo nella scorsa stagione invernale 2020/21, l’alpinista bergamasco ritorna in Nepal per la quarta volta d’inverno per la salita della montagna nepalese: la prima volta nel 2015 con Tamara Lunger, la seconda nel 2018 con Pemba Sherpa, la terza nel 2020 con Alex Txicon.
Simone Moro annuncia la meta della sua spedizione invernale 2021/2022: la salita del Manaslu (8163 m.), l’ottava montagna più alta del mondo, e del Manaslu Pinnacle (7992 m). Il massiccio è situato nel Nepal centrale, nella catena montuosa dell’Himalaya.
Questo è il quarto tentativo per Moro e, come per il tentativo del 2015/16 – insieme all’alpinista altoaltesina Tamara Lunger – del 2018/19 – con il nepalese Pemba Gelje Sherpa – e del 2020/21 – con Alex Txicon, alpinista spagnolo già in vetta con Simone Moro nel 2016 sul Nanga Parbat e Iñaki Alvarez – anche questa volta la spedizione invernale al Manaslu di gennaio e febbraio vuole essere esattamente un tentativo di rivisitazione moderna di due grandissime scalate del passato.
I tre tentativi del 2015, 2018 e 2020 fallirono a causa della quantità di neve caduta in pochi giorni che rese la scalata impossibile. Nel 2015, dopo 51 giorni di attesa che le condizioni migliorassero, Simone scrisse: “Una spedizione non è mai solo una pura performance, una scalata fatta col cuore in gola. E’ spesso un gioco di pazienza e di nervi e penso che Tamara e io abbiamo davvero fatto tutto per dare tempo al tempo e alla montagna di coprirsi di neve e farsi spazzare dal vento. Questa attesa però ora non ha cambiato nulla e noi abbiamo perso tantissimo materiale alpinistico e passato ore, giornate intere a spalare. Questa avventura è semplicemente rimandata.”
Anche per questa quarta spedizione al Manaslu, Simone Moro non sarà però solo, i suoi compagni di scalata saranno Abiral Rai, guida UAIGM, fotografo e pilota di drone, di nuovo Alex Txicon, e Sajid Alì Sadpara, figlio dell’alpinista Alì Sadpara che era salito in vetta al Nanga Parbat insieme a Simone e ad Alex nel 2016 e che ha perso la vita quest’anno durante la spedizione invernale sul K2.
La prima scalata invernale del Manaslu fu compiuta il 12 gennaio 1984 dai polacchi Maciej Berbeka e Ryszard Gajewski, nonché il concatenamento della salita in successione delle due vette del massiccio del Manaslu: il Pinnacolo Est di 7992 metri di quota e la vetta principale di 8163 metri. Quest’ultima scalata venne effettuata sempre da due grandissimi alpinisti polacchi: Jerzy Kukuczka, Artur Hajzer il 10 novembre 1986.
Simone Moro ha al suo attivo 19 spedizioni invernali su diverse montagne e regioni del pianeta, rilanciando così l’attenzione e l’esplorazione invernale sugli 8000, dopo la fantastica stagione delle prime scalate effettuate dai polacchi negli anni ’80. Solo lui fin qui ha raggiunto 4 cime di 8000 metri in completa stagione invernale: Shisha Pangma 8027 mt nel 2005, Makalu 8463 mt nel 2009 e Gasherbrum 2 nel 2011, Nanga Parbat nel 2016.
Il progetto al Manaslu, di nuovo come nel 2015, riguarda il concatenamento della vetta principale e del Pinnacolo Est di 7992 m. Questa doppia salita non è più stata ripetuta, neppure in stagione favorevole. Nello specifico, il Pinnacolo Est del Manaslu è la punta di 7000 metri più alta del pianeta. Solo 8 metri la separano dalla fatidica quota di 8000 metri. Proprio per questo, per lanciare il forte messaggio che il futuro dell’alpinismo d’alta quota, anche invernale, sarà inevitabilmente sulle montagne di 7000 metri, è stato scelto questo concatenamento, lasciando il Pinnacolo Est come conclusione del progetto invernale.
“Il mio alpinismo è figlio di un sogno, non la copia di un alpinismo già fatto” racconta Simone Moro. “Queste sono state le mie parole dopo la terza rinuncia al Manaslu per annunciare che a dicembre sarei ritornato. E così sarà. Sarà la quarta volta, neanche il Nanga Parbat mi ha costretto a rinunciare così tanto. Partirò ai primi di dicembre, andrò per l’acclimatamento in Nepal, nella valle del Khumbu, quella dell’Everest, e penso di salire l’Ama Dablam, poi per fine dicembre vorrei essere al campo base del Manaslu. La scorsa volta ho sentito l’esigenza di comportarmi nel modo più conservativo possibile, vista anche la tragedia al K2 dello stesso periodo. Ritorno ora con un nuovo sogno che spero di realizzare”.
Nella spedizione, Simone Moro sarà accompagnato dai suoi sponsor:
Sceso dal podio del Southern Warriors 2021 – rinomata competizione di Crossfit a Monopoli (BA), Mirko Priola (alias Mirko Priola Trainer) condivide le sue riflessioni post gara.
Cross fit
Eccomi qui, un po’ frastornato e ammaccato. Sembra un controsenso, ma tutto ciò regala una sensazione di benessere totale e di felicità. Chi testa se stesso in una competizione, sa di cosa parlo.
La vittoria di questo Southern Warriors 2021 (Cat. Regular Master 45) è stata diversa da quella del 2019 (Cat. Regular Master 40): un’emozione bella e forte, ma diluita.
Mi sono chiesto come mai e mi sono risposto:
perché anche solo essere qui, dopo un 2020 saltato per forza, era già aver vinto;
perché reduce da un anno di gare (vittoriose) di tutt’altro tipo, sono arrivato a questa più preparato, sia fisicamente che mentalmente più forte;
perché sono partito calmo e concentrato;
perché dopo 5 anni, qui ormai è casa e a casa ci si sente bene.
Se da un lato è andato tutto liscio come l’olio, anzi forse proprio per questa ragione, quest’anno questa gara mi ha fatto mettere in discussione alcuni miei punti fermi, e confermarne degli altri che magari ho sottovalutato. Punti sui quali lavorerò:
IL CROSSFIT È UNA DISCIPLINA COMPLETA, VA RISPETTATA NELLA SUA COMPLETEZZA
Mi sono cullato sulle garanzie del contesto di gara over 45 “dove tanto certi movimenti non vengono inseriti” e zaaaaaac un bel WOD con handstand walk – che tatticamente ho saltato, ma mi fa sentire “sporco” quindi chapeau a @davidegre che l’ha imparato in 5 giorni mentre io l’ho “snobbato”… ora handstand walk quotidiano per un anno… GRAZIE.
GIOCARE “FACILE” DA SODDISFAZIONE MISURATA
Visto che grazie alle gare bb e al fatto che ora questo è il mio lavoro full time, posso anche spaccarmi il culo per gareggiare con gli elite e lasciare i master in pace – me l’ha fatto notare @kajakko! e c’ha pure ragione! GRAZIE.
COACH UNITI
Questa volta sono stato allenatore di me stesso e ha funzionato. Ma ha funzionato perché ho avuto le porte aperte al confronto con altri coach che RINGRAZIO!!! Coach Omar Mohamed Alì per il supporto e il confronto in un momento di crisi – che ci sono sempre – e Coach Alberto Grazia per avermi dato una chiave di lettura diversa dell’allenamento con la sicurezza del bb come base. GRAZIE
LO SPIRITO DI TEAM NON È UNA CAZZATA
Ci si riempie facilmente la bocca con l’importanza di coltivare e crescere lo spirito di squadra. Effettivamente oltre a una medaglia al collo ieri, mi sono portato a casa le pacche sulla spalla e il suono delle risate dei grandi master 45 che hanno gareggiato con me! GRAZIE.
PROFESSIONALITÀ
La professionalità non è mai scontata e la capacità di un’organizzazione – Southern Warriors e Judge Rules – di tenere duro in momenti di difficoltà e riaprire le porte appena possibile per esserci e accogliere sempre con entusiasmo è da riconoscere e premiare! GRAZIE.
E GRAZIE ❤️ a te, mia compagna di vita, forza della natura in grado di trasmetterla tutta! (insieme al tuo innato e smisurato spirito competitivo 😂)
E adesso? Adesso pensiamo alla prossima e aggiustiamo il tiro dove va aggiustato.
Here I am, a little dazed and bruised. It seems like a nonsense, but it all gives a feeling of total well-being and happiness. Anyone who tests themselves in a competition knows what I’m talking about.
Winning this Southern Warriors 2021 (Cat. Regular Master 45) was different than winning the 2019 (Cat. Regular Master 40): a good, strong emotion, but diluted.
I wondered why and answered myself:
because even just being here, after a forcefully skipped 2020, was already having won;
because after a year of (victorious) competitions of a completely different kind (body building), I arrived at this one better prepared, both physically and mentally stronger;
because I started out calm and focused;
because after 5 years, this is now home and at home you feel good.
If on the one hand everything went smoothly, and perhaps for this very reason, this year this race has made me question some of my fixed points, and confirm others that I may have underestimated. Points on which I will work:
CROSSFIT IS A COMPLETE DISCIPLINE, IT MUST BE RESPECTED IN ITS COMPLETENESS -> I was lulled by the guarantees of the context of competition over 45 “where certain movements are not included” and zaaaaaac a nice WOD with handstand walk – which tactically I skipped, but it makes me feel “dirty” so chapeau to @davidegre who learned it in 5 days while I have “snubbed” … now daily handstand walk for a year … THANK YOU.
PLAYING “EASY” GIVES MEASURED SATISFACTION -> since thanks to bb competitions and the fact that this is now my full time job, I can work my ass off to compete with the elites and leave the masters in peace – @kajakko pointed it out to me! and he’s right! THANK YOU.
UNITED COACH -> this time I was coaching myself and it worked. But it worked because I had the doors open to comparison with other coaches who I THANK!!! Omar Mohamed Alì Coach for the support and the confrontation in a moment of crisis – that there are always – and Alberto Grazia Coach for giving me a different key of interpretations of the training with the safety of the bb as base. THANK YOU
TEAM SPIRIT IS NOT A BULLSHIT -> we easily fill our mouths with the importance of cultivating and growing team spirit. In fact, in addition to a medal around my neck yesterday, I took home the pats on the back and the sound of laughter from the great master 45s who competed with me! THANK YOU.
PROFESSIONALISM -> professionalism can never be taken for granted and the ability of an organization – Southern Warriors and Project Judge Rules – to hold on in times of difficulty and reopen the doors as soon as possible to be there and always welcome with enthusiasm is to be recognized and rewarded! THANK YOU.
And THANK YOU ❤️ to you, my life partner, for being a force and passing it all on! (along with your innate and boundless competitive spirit 😂)
Linus, Nicola e Aldo Rock al telefono live con Simone Moro
Per chi si fosse perso l’intervento di Simone Moro a Radio Deejay vi segnaliamo il link del podcast dove poter ascoltare, o riascoltare, la chiacchierata con Aldo Rock, Linus e Nicola su Deejay Chiama Italia.
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