Chi pensi sia un ambassador più credibile per la tua azienda, tu o un cliente soddisfatto?
Mentre tu chiaramente sai il fatto tuo e quindi puoi sostenere tranquillamente che il tuo brand o il tuo prodotto sono i migliori sul mercato, questo conta poco per i consumatori… I consumatori vogliono la prova che il vero affare sei tu! Quindi l’importanza delle testimonianze da parte di personaggi celebri, di riferimento, non può essere sottovalutata.
Da memorizzare che, secondo una ricerca di Spectoos, i clienti sono propensi a spendere il 31% in più con un’azienda che ha buoni testimonial, ha buoni ambassador.
Quali sono gli effetti benefici degli ambassador?
Gli ambassador sono il timbro di approvazione
In un mondo di fake news, i consumatori si sono stancati delle affermazioni di vendita sensazionalizzate, delle promozioni urlate. La comunicazione delle qualità di un brand, di un servizio o di un prodotto attraverso un ambassador non solo viene percepita come più credibile ma aiuta l’azienda a costruire relazioni con i suoi consumatori.
Gli ambassador costruiscono quindi fiducia e credibilità
La reputazione è tutto. Per quale azienda è più probabile andare, quella senza recensioni o quella con centinaia di recensioni positive? In questo i testimonial possono avere un ruolo fondamentale e riuscire ad “arruolare” i sostenitori più entusiasti del marchio e fornire una certa flessione reputazionale al brand.
NOTA: un’azienda mondo food ha raggiunto nuove vette con una nostra ambassador. In occasione di CIBUS International Food Exhibition 2022 (FiereParma) durante la 14esima edizione dei Tespi Awards Fiorani & C. è stata premiata con un importante riconoscimento:
Hai mai comprato un prodotto perché una celebrità lo ha approvato? O mangiato in un ristorante perché i tuoi amici e la tua famiglia ne giurano l’esistenza e la qualità? Forse ti sei unito a una coda solo per scoprire il motivo di tutto il trambusto? Questa è la prova sociale o, in altri termini, un semplice caso di “se va bene per loro, va bene per me”.
Cosa accade? Una grande testimonianza attinge alla nostra mentalità di gregge e ci persuade che abbiamo bisogno di quel prodotto o di quel servizio perché, dopo tutto, tutti gli altri non possono sbagliarsi, giusto?
Gli ambassador umanizzano il marchio
Tutti amiamo una buona storia. La nostra curiosità ed empatia verso gli altri esseri umani è radicata nella nostra psiche. Questo è un altro motivo per cui le testimonianze sono così efficaci. Forniscono un angolo di interesse umano che permette ai clienti di relazionarsi, connettersi e capire meglio i prodotti e i servizi davanti a loro.
Le grandi marche spendono milioni in campagne pubblicitarie patinate per rivelare il lato umano della loro attività. È possibile ottenere lo stesso risultato ad una frazione del costo procurandosi grandi testimonial. Ne vale la pena se si considera che solo il 34% degli acquirenti B2B sono disposti a considerare affidabili i contenuti dei venditori. (!!!)
Gli ambassador aumentano le conversioni
I clienti che interagiscono con una recensione hanno il 58% in più di probabilità di convertire e 50 o più recensioni possono generare un aumento del 4,6% dei tassi di conversione. Questo dimostra che più testimonianze positive puoi ottenere dai tuoi clienti, più è probabile che tu converta di più.
BigCommerce
Gli ambassador possono mostrare come i problemi/punti dolenti di un marchio possono essere risolti
Non è la prima cosa che ci viene in mente, ma un testimonial brillante può essere utile anche in caso di criticità resi pubblici e illustrare come un’azienda sia stata in grado di affrontare una sfida e risolvere un problema. Meglio ancora, può farlo con molta più immediatezza di una brochure o di un comunicato stampa ed essere, di nuovo, più credibile.
Secondo il sondaggio, il 69% delle persone dice che preferirebbe conoscere un prodotto o un servizio guardando un breve video rispetto a solo il 18% degli articoli basati sul testo. Combinando il potere delle dimostrazioni video con le testimonianze di utenti autentici, si ottengono tutti i giusti risultati per il coinvolgimento dei clienti.
Simone Moro è pronto per la partenza al Manaslu, l’ottava montagna più alta del mondo.
Dopo il terzo tentativo nella scorsa stagione invernale 2020/21, l’alpinista bergamasco ritorna in Nepal per la quarta volta d’inverno per la salita della montagna nepalese: la prima volta nel 2015 con Tamara Lunger, la seconda nel 2018 con Pemba Sherpa, la terza nel 2020 con Alex Txicon.
Simone Moro annuncia la meta della sua spedizione invernale 2021/2022: la salita del Manaslu (8163 m.), l’ottava montagna più alta del mondo, e del Manaslu Pinnacle (7992 m). Il massiccio è situato nel Nepal centrale, nella catena montuosa dell’Himalaya.
Questo è il quarto tentativo per Moro e, come per il tentativo del 2015/16 – insieme all’alpinista altoaltesina Tamara Lunger – del 2018/19 – con il nepalese Pemba Gelje Sherpa – e del 2020/21 – con Alex Txicon, alpinista spagnolo già in vetta con Simone Moro nel 2016 sul Nanga Parbat e Iñaki Alvarez – anche questa volta la spedizione invernale al Manaslu di gennaio e febbraio vuole essere esattamente un tentativo di rivisitazione moderna di due grandissime scalate del passato.
I tre tentativi del 2015, 2018 e 2020 fallirono a causa della quantità di neve caduta in pochi giorni che rese la scalata impossibile. Nel 2015, dopo 51 giorni di attesa che le condizioni migliorassero, Simone scrisse: “Una spedizione non è mai solo una pura performance, una scalata fatta col cuore in gola. E’ spesso un gioco di pazienza e di nervi e penso che Tamara e io abbiamo davvero fatto tutto per dare tempo al tempo e alla montagna di coprirsi di neve e farsi spazzare dal vento. Questa attesa però ora non ha cambiato nulla e noi abbiamo perso tantissimo materiale alpinistico e passato ore, giornate intere a spalare. Questa avventura è semplicemente rimandata.”
Anche per questa quarta spedizione al Manaslu, Simone Moro non sarà però solo, i suoi compagni di scalata saranno Abiral Rai, guida UAIGM, fotografo e pilota di drone, di nuovo Alex Txicon, e Sajid Alì Sadpara, figlio dell’alpinista Alì Sadpara che era salito in vetta al Nanga Parbat insieme a Simone e ad Alex nel 2016 e che ha perso la vita quest’anno durante la spedizione invernale sul K2.
La prima scalata invernale del Manaslu fu compiuta il 12 gennaio 1984 dai polacchi Maciej Berbeka e Ryszard Gajewski, nonché il concatenamento della salita in successione delle due vette del massiccio del Manaslu: il Pinnacolo Est di 7992 metri di quota e la vetta principale di 8163 metri. Quest’ultima scalata venne effettuata sempre da due grandissimi alpinisti polacchi: Jerzy Kukuczka, Artur Hajzer il 10 novembre 1986.
Simone Moro ha al suo attivo 19 spedizioni invernali su diverse montagne e regioni del pianeta, rilanciando così l’attenzione e l’esplorazione invernale sugli 8000, dopo la fantastica stagione delle prime scalate effettuate dai polacchi negli anni ’80. Solo lui fin qui ha raggiunto 4 cime di 8000 metri in completa stagione invernale: Shisha Pangma 8027 mt nel 2005, Makalu 8463 mt nel 2009 e Gasherbrum 2 nel 2011, Nanga Parbat nel 2016.
Il progetto al Manaslu, di nuovo come nel 2015, riguarda il concatenamento della vetta principale e del Pinnacolo Est di 7992 m. Questa doppia salita non è più stata ripetuta, neppure in stagione favorevole. Nello specifico, il Pinnacolo Est del Manaslu è la punta di 7000 metri più alta del pianeta. Solo 8 metri la separano dalla fatidica quota di 8000 metri. Proprio per questo, per lanciare il forte messaggio che il futuro dell’alpinismo d’alta quota, anche invernale, sarà inevitabilmente sulle montagne di 7000 metri, è stato scelto questo concatenamento, lasciando il Pinnacolo Est come conclusione del progetto invernale.
“Il mio alpinismo è figlio di un sogno, non la copia di un alpinismo già fatto” racconta Simone Moro. “Queste sono state le mie parole dopo la terza rinuncia al Manaslu per annunciare che a dicembre sarei ritornato. E così sarà. Sarà la quarta volta, neanche il Nanga Parbat mi ha costretto a rinunciare così tanto. Partirò ai primi di dicembre, andrò per l’acclimatamento in Nepal, nella valle del Khumbu, quella dell’Everest, e penso di salire l’Ama Dablam, poi per fine dicembre vorrei essere al campo base del Manaslu. La scorsa volta ho sentito l’esigenza di comportarmi nel modo più conservativo possibile, vista anche la tragedia al K2 dello stesso periodo. Ritorno ora con un nuovo sogno che spero di realizzare”.
Nella spedizione, Simone Moro sarà accompagnato dai suoi sponsor:
Linus, Nicola e Aldo Rock al telefono live con Simone Moro
Per chi si fosse perso l’intervento di Simone Moro a Radio Deejay vi segnaliamo il link del podcast dove poter ascoltare, o riascoltare, la chiacchierata con Aldo Rock, Linus e Nicola su Deejay Chiama Italia.
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