Il Team Invisibile ha partecipato anche quest’anno – il 6° consecutivo – al Southern Warriors, l’evento di Crossfit di Monopoli, uno degli eventi italiani più belli di questa disciplina.
Al fianco di un atleta che nelle scorse edizioni ha collezionato due primi posti e un argento per la sua categoria e questa volta invece ha ceduto il passo ad atleti più giovani e ça va sans dire più performanti (leggi le sue conclusioni su Instagram @mirkopriolatrainer).
Due (solo per dire) riflessioni sparse post evento che valgono per tutti gli eventi sportivi.
Chi pratica Crossfit con regolarità, anche solo come alternativa ad altre attività fisiche per il benessere e il fitness, dovrebbe partecipare a una gara di questa portata, come atleta o come pubblico, per beneficiare della motivazione e della spinta ad alzare l’asticella nella sua quotidianità e investire sul proprio senso di autoefficacia. Dunque
-> facciamoci ispirare!
Gli eventi sportivi in presenza (quanto odio dover specificare!) continuano ad essere un momento importante di ispirazione per il pubblico (vedi sopra), di confronto per gli atleti e di aggregazione* per la community: la competizione porta a una sana rivalità e anche grazie alla rivalità possono nascere delle belle amicizie. Se non diamo valore alle relazioni, a cosa sennò?! Lontani dall’essere sciocchi e sottovalutare il pericolo covid, cerchiamo comunque di trovare delle soluzioni valide per non mettere di nuovo a repentaglio momenti e contesti così importanti. Dunque
-> preserviamo gli eventi sportivi!
La logistica di un evento sportivo di questo genere è un grandissimo mal di testa (lo so per diretta esperienza!) e di solito le gratificazioni non sono sufficienti a controbilanciare le rotture e i malcontenti (incredibile ma è matematico!) di chi partecipa o di chi guarda. Direi che vale la pena fare un applauso a chi si impegna e ha il coraggio di investirci risorse in tempo, denaro e anima. Dunque
-> evviva gli organizzatori!
Un evento sportivo che vuole puntare in alto non pensa solo agli atleti ma pensa anche al suo pubblico e il primo pubblico è la family&friends che sta attorno all’atleta. L’invito chiaramente aperto e diretto alla family&friends con relativo trattamento “deluxe” garantiscono il ritorno a vita dell’atleta all’evento. Oltre alle famiglie e ai cheerleader naturali degli atleti, esiste un pubblico potenziale che va attratto, per questo è importante trovare la via per non alzare transenne e invece aprire porte: il potenziale è fuori, non dentro il campo di gara. Dunque
Souther Warriors 2022, Giuseppe Dicarlo e Mirko Priola
-> organizzatori, pensiamoci!
Le regole e gli arbitri, in questo caso i judges sono fondamentali per una competizione. La loro preparazione e professionalità possono fare la differenza. Non ci sarà competizione che farà tornare a casa tutti contenti, ma anche chi non è felice del risultato deve avere la garanzia (e ammettere di averla avuta) che tutto è stato fatto secondo regole e corretto giudizio. In questo caso parliamo di giudici che si sono fatti tre giorni in un campo gara aperto a +40° e non hanno mostrato segni di cedimento. Dunque
-> chapeau ai judges!
Dopo l’ennesima esperienza nel dietro le quinte di un atleta, confermo che il team invisibile di un atleta deve:
essere un fenomeno con la logistica;
imparare il programmadella gara (in questo caso) meglio dell’Atleta (fidatevi serve!!!);
adattarsi a ogni situazione – es. sveglia delle 4, 2 giorni interi a + 40° senza bere per non andare in bagno -;
esserci sempre – dietro, a fianco, davanti l’Atleta – senza mai farlo percepire e essere pronti a comparire all’istante su richiesta;
tenere alto il morale;
sapere usare bene carota e bastone (il che a volte significa camuffare il bastone da carota e la carota da bastone);
saper respirare il contesto ed essere in grado di analizzarlo, rielaborarlo e farlo proprio.
Dunque
-> Team di invisibili, attrezziamoci e confrontiamoci!
Ho assistito a una sceneggiata – anzi più di una – di un Atleta che evidentemente era convinto di vincere e, dal primo WOD (prima gara), di aver subito ingiustizie (tutte verificate e dissolte), che ha poi concluso con un degno finale
“No, non faccio la foto con voi! Per questo WOD non servivano le skill ma solo fortuna!”
Ecco è stato un vero dispiacere sentire queste parole. Spero fosse solo un momento di sfogo dopo tre giornate di gara intensa e faticosa e l’adrenalina vorticosamente in circolo. Spero oggi a mente fredda sia d’accordo con me che accidenti se la fortuna è parte del gioco e non solo nello sport ma nella vita! Una reazione così, a un gap morale che evidentemente aveva bisogno di essere colmato, non ha comunque giustificazione. Gli avversari in campo sono compagni fuori dal campo – questo il Crossfit lo dimostra bene – e se la famiglia e/o le esperienze di vita non hanno insegnato l’umiltà, lo sport lo fa di sicuro. Vero è che uno può anche continuare a non imparare. Io spero sempre di sì! Vero è che il mio primo pensiero a quelle parole è stato: “Madonnasantaincoronata per fortuna non sei un mio atleta.” Ecco, menomale no!
Southern Warriors 2022 Finale
Lo sport è valori base massimizzati, sennò (forse) è solo fitness. Sforziamoci di arrivare alla linea di partenza pronti a onorarli!
Il lavoro mi porta a confrontarmi con grandi o piccole aziende e le domande che più spesso mi vengono poste riguardano il team di lavoro.
Ci sono regole da seguire per costruire un buon team?
Errori da evitare?
Come mantenere un team solido e produttivo anche a distanza di tempo?
E potrei continuare…
Ma a tutte queste domande non esistono risposte semplici o soluzioni preconfezionate. Quello che però esiste sono alcuni “ingredienti” fondamentali che vanno costruiti, tenuti in considerazione e monitorati con costanza:
Fiducia
Allineamento
Confronto
A partire da questi tre concetti è infatti possibile creare dinamiche virtuose, far crescere il nostro business e monitorare “la salute” del nostro team o della nostra azienda.
L’importanza di delegare e di riconoscere il valore di ciascuno
Nella mia esperienza la fiducia è il primo e necessario passo che dobbiamo fare ogni volta che ci imbarchiamo in una nuova avventura professionale.
Quando si mette in piedi un progetto, un’iniziativa o un’azienda è infatti cruciale avere fiducia nel nostro progetto e allo stesso tempo dare fiducia ai nostri colleghi o ai nostri partner.
Senza fiducia si va poco lontano!
Quando c’è la fiducia viene invece quasi naturale delegare e distribuire mansioni e responsabilità innescando dinamiche sane all’interno del team.
Altra conseguenza naturale della fiducia è il riconoscimento del valore di tutti all’interno del gruppo di lavoro: quando i rapporti tra le persone sono liberi da gelosie e giudizi e poggiano invece sulla fiducia negli altri, riconoscere i meriti diventa una prassi automatica. E il bello è che a beneficiarne è il team nel suo complesso, non solo il singolo!
Insomma, delegare e riconoscere all’interno del team e davanti al mondo le responsabilità di ciascun membro è un aspetto strutturale importantissimo.
Come diventare una squadra vincente e affrontare le sfide del lavoro e del mondo che cambiamo
Simone Moro e Marianna Zanatta sono un team invisibile in costante evoluzione dal 2008. In tutti questi anni il loro modo di collaborare si è adattato al cambiamento delle condizioni esterne, delle esigenze del business e delle rispettive legittime ambizioni.
Al contempo la loro squadra ha superato crisi, lutti, scontri frontali, elaborato un linguaggio funzionante, affinato doti relazionali e di gestione del conflitto, integrato collaboratori, imparato a delegare e a condividere.
Insomma il loro è stato un team in cui il successo crescente è frutto del contributo di tutti, visibili e invisibili, ciascuno per la propria parte. In un momento storico in cui il mondo del lavoro sta cercando nuove modalità organizzative a seguito della pandemia, in cui i singoli si sentono spesso isolati a casa davanti al pc, Simone e Marianna, offrono a tutti la propria esperienza per aiutare a valorizzare sulla parte fondamentale della vita che è il lavoro e a districarsi nella sera della comunicazione che, con l’avvento dei social, è diventata sempre più fitta e insidiosa.
Il loro esempio e i loro consigli si rivelano utili solo per moltiplicare stimoli e opportunità, ma soprattutto per crescere come professionisti e come persone. Cosa che può avvenire soltanto se ci si mette correttamente in relazione con gli altri. In team, su un palcoscenico e dietro le quinte.
Rizzoli – 2021
SIMONE MORO (Bergamo 1967), uno dei più famosi alpinisti al mondo, ha realizzato più di sessanta spedizioni. La sua eccezionale carriera – nell’arco della quale haconquistato 8 ottomila di cui 4 in inverno – è culminata nella salita in vetta al Nanga Parbat il 26 febbraio 2016. Medaglia d’Oro al valor civile e pilota di elicottero, Moro partecipa a soccorsi in alta quota, ha creato una scuola di pilotaggio di elicotteri negli USA e ha organizzato una squadra di elisoccorso in Nepal. Gestisce la sua ditta di servizi di elicotteri Altitude Helicopters a Bergamo.
Fra i suoi libri ricordiamo i bestseller Cometa sull’Annapurna (Corbaccio 2003) e, per Rizzoli, La voce del ghiaccio (2012), In ginocchio sulle ali (2014), In cordata (con Mario Curnis; 2015), Nanga (2016), Devo perché posso (con Marianna Zanatta; 2017),Siberia -71° (2018), I sogni non sono in discesa (2019) e Ho visto l’abisso (2020).
MARIANNA ZANATTA (Treviso, 1972) lavora nello sport marketing e nel coaching. È stata per dieci anni responsabile del team di atleti e degli eventi sportivi in The North Face EMEA per poi dare vita a una sua azienda, di cui fa parte Sports&Beyond, un’agenzia di consulenza, marketing e comunicazione per gli atleti e le realtà che operano nel mondo dello sport. Crea e sviluppa progetti editoriali e multimediali in collaborazione con importanti case editrici e casedi produzione filmiche anche a livello internazionale, oltre a programmi di conferenze ispirazionali e formativi dedicati al mondo aziendale.
Per Rizzoli ha scritto a quattro mani con Simone Moro, uno dei suoi atleti, il libro Devo perché posso (2017).
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